Santa Caterina da Genova
Fieschi - Adorno
(1447-1510)
Sposa - Infermiera - Mistica dell' Amore
purificante
testo di Padre Valeriano da Finalmarina
La predestinata
Caterina
da Genova nacque nella primavera del 1447.
La nobilissima casa Fieschi, funestata da poco con la morte del
padre Giacomo, veniva allietata dalla nascita di questa bambina,
che doveva darle la gloria indistruttibile dell' eroismo
cristiano.
L' infanzia di Caterina fu infatti un magnifico preludio alla sua
vita di santità. Appena quattrenne si dilettava della preghiera,
e fu sorpresa più volte in ginocchio sul pavimento a contemplare,
meditando, un bel quadro della Pietà che ornava la sua camera.
Cristo dolorante fu quindi il suo libro prediletto, nel quale
seppe leggere i misteri della vita e dell' amore per cui
rifuggiva dal lusso, dalle raffinatezze, dagli agi proprii della
sua casa, e sentiva imperioso il bisogno di unirsi, nella
sofferenza, al suo Signore.
Eccola perciò vivere appartata, schiva dei divertimenti, amante
della penitenza al punto di dormire sulla paglia e riposare il
capo delicato sopra un duro legno. Ma ciò non le basta. Essa
anela ad un' unione più intima con Dio, e sogna di raggiungere
la sorella Limbania, monaca nel monastero di S. Maria delle
Grazie.
A tredici anni Caterinetta manifesta il suo desiderio ardente, ma
trova forte e decisa opposizione e piega serena il capo alla
volontà del Signore.
Nella tormenta
Il
calcolo finanziario e politico aveva fissato lo sguardo su
Caterinetta, e coronò il suo sacrificio.
La mamma, Francesca Di Negro, cedendo forse alle insistenze dei
fratelli, che miravano ad accrescere la potenza del casato e a
rafforzarne il prestigio, risolvette di darla in sposa a Giuliano
Adorno.
Così, a sedici anni, la mistica colomba cade negli artigli dell'
avvoltoio. Tale infatti può definirsi Giuliano, il quale rotto
al vizio ed ai divertimenti, non comprese e disprezzò la virtù
della sposa.
Per cinque anni Caterina visse desolata nella solitudine d' una
casa dove l' amore era muto e la virtù derisa, finché cedette
alle lusinghe dei parenti, e cercò la gioia nei passatempi e
nella vita frivola dell' aristocrazia.
Fu un' illusione. Le delizie del mondo crebbero il travaglio del
suo spirito, ed Ella non ebbe più pace.
Recatasi infine, per consiglio della sorella Limbania, ai piedi d'
un confessore, fu talmente presa dalla grazia divina che, senza
profferir parola, quasi fuori di sé, tornò a casa trasfigurata.
E nella camera solitaria, mentre sfogava in dirotto pianto la
piena del suo cuore, Le apparve Gesù, carico della croce, tutto
grondante di sangue.
A tal vista Caterina, oppressa da dolore indicibile, si pose a
gridare ad alta voce: Amore! Non più, non più peccati!
La penitente
In quel
grido di dolore e d' amore si celava l' addio solenne della
debolezza della carne e la decisione irrevocabile di percorrere
senza posa la strada della virtù.
E cominciò l' espiazione, nel pianto e nell' esercizio di una
rigorosa penitenza. Negò ai sensi ogni lecito piacere, afflisse
il corpo con veglie prolungate, tormentando con spine il breve
riposo. Fu allora pure che Caterina cominciò il suo stretto
digiuno, come Cristo nel deserto, passando l' intera Quaresima
senza prendere cibo di sorta, contenta del Pane degli Angeli, che
riceveva ogni giorno nella S. Comunione.
Santa costumanza che ha del miracolo e che la Fieschi mantenne
per tutta la vita estendendola anche all' Avvento.
Eppure non aveva che 26 anni, e il mondo e la sua condizione
erano per Lei pieni ancora di mille attrattive. Ma Caterina tutto
disprezzò, appagata dal suo Dio Crocifisso, intenta a
mortificare con il corpo lo spirito, attenta a scoprire le sue
passioni e inclinazioni per rintuzzarle e vincerle.
Non dobbiamo quindi meravigliarci se, dopo 4 anni di lotta
continua, Caterina riportò completa vittoria su se stessa.
In un terreno così sgombro crebbe e ingigantì il divino Amore,
che doveva essere l' artefice della sua futura grandezza, come già
era il termine ultimo d' ogni sua aspirazione.
La nuova via
È
storicamente accertato che la Santa leggeva con predilezione e
commentava mirabilmente le Laudi del francescano Jacopone.
L' impeto lirico del poeta umbro, così ricco di sentimento
mistico, tutto ardore e fuoco, si confaceva all' anima della
Santa; la quale tuttavia non si arrestò a Jacopone, ma mirò più
in alto, fissando lo sguardo in Francesco, che prese a modello e
protettore.
La povertà lieta e piena del Poverello, la sua semplicità, il
suo appassionato amore per il Crocifisso, avevano già
conquistato il suo cuore, sitibondo di rinuncia e caldo d' amore.
Volle quindi essere figlia e seguace del Serafino di Assisi, e si
ascrisse al Terzodine.
La gloriosa divisa del Terziario figura tra gli oggetti
inventariati dopo la sua beata morte; ma Ella non aveva badato
tanto alla veste quanto allo spirito!
Amò S. Francesco, e si studiò di imitarlo, di divenir parte
viva del grandioso e provvidenziale movimento da Lui suscitato.
La storia ci dice che Caterina riuscì nell' intento tanto da
meritare il titolo di Serafina.
Serafina nell' ardore consuma il suo cuore e, nello stesso tempo,
La rende instancabile nell' azione.
Come Francesco, la Fieschi sentirà infatti di dover lavorare per
l' estensione del regno di Dio, come Lui proverà il bisogno di
sacrificarsi per il prossimo, di andare incontro premurosa e
sorridente alle umane sventure.
Le prime prove
Ed
eccola così, sotto la guida del divino Amore, iniziare la sua
attività benefica.
L' amore suo sentiva il bisogno di espandersi, e i poveri, gli
infermi divennero quindi per lei oggetto di meditazione e di cure
veramente materne. In essi i suoi occhi intravedevano Gesù
sofferente, in essi Caterina aveva un' occasione propizia per
dare al suo amore uno sfogo e porgere alla sua sete di sacrificio
una coppa ricolma di amarezza.
Iscrittasi fra le Dame della Misericordia, nella pienezza della
vita e della bellezza, salì premurosa nelle stamberghe dei
reietti della fortuna. Tutto le si opponeva: la condizione, l'
educazione, la natura; ma la volontà sua, sorretta da una forza
prodigiosa, trionfava sulle esigenze umane.
Come Francesco di fronte al lebbroso, dopo un subitaneo sgomento,
Caterina seppe dominare le riluttanze per divenire l' umile
ancella dei malati più ripugnanti, fino a baciarne le piaghe
cancerose.
E il suo apostolato non si arrestò fra i muri anneriti dei suoi
prediletti. Genova assistette meravigliata allo spettacolo
edificante di questa figlia dei Fieschi, impalmata agli Adorno,
che si aggirava frettolosa per le vie, sospinta dal desiderio
ardente di soffrire e da un crescente entusiasmo di carità. Era
la predica dell' esempio che il Poverello d' Assisi aveva
raccomandato ai suoi figli, e che Caterina inconsciamente
ripeteva portando attorno il profumo delle sue belle virtù!
Negli ardori della carità
Ma la
sua brama di dedizione non era appagata.
La virtù di Caterina aveva già trionfato sul marito, il quale,
convertitosi a Dio, si era iscritto come Lei nel Terzordine di S.
Francesco. Non le sarà quindi difficile indurlo ad abbandonare
la ricca casa di via Lomellini per trasferirsi nelle vicinanze di
Pammatone, e poi nell' Ospedale stesso.
La regina dell'amore è ormai nel suo regno!
Per oltre trent' anni le corsie dell' Ospedale vedranno questa
nobile donna, che ha fatta sua la casa del dolore, aggirarsi
frettolosa fra i sofferenti, avvicinare i malati più ripugnanti,
portare a tutti il sollievo della sua parola soave, il conforto
delle sue cure amorose.
Eletta Rettora (1489), Caterina deve sobbarcarsi le
fatiche dell' amministrazione, che richiedeva una continua
sorveglianza ed il governo del personale di servizio.
Ella è presente a tutto. Iddio sostiene la sua sorprendente
attività e la sua virtù eroica; ormai la Fieschi non vive che
di Dio nell' entusiasmo di una carità miracolosa.
Nel bacio affettuoso ad una povera morente di peste abbiamo il
fiore delizioso dell' ardente amore della Santa, che si eleva
alle più alte vette dell' eroismo cristiano.
La fonte inesausta
Una vita
così santamente operosa aveva il suo segreto nel Sacramento dell'
Altare.
Caterina ogni giorno si accostava alla S. Comunione, ed era tale
l' ardore che la sospingeva verso l' Eucaristia, che il solo
pensiero di restarne priva le procurava pene di morte.
Una volta infatti credette in sogno di non potersi comunicare e
ne provò così forte dolore, che, svegliatasi, trovò i
guanciali molli di lagrime. Quando poi Genova fu colpita da
interdetto, Caterina, non curante del disagio, di buon mattino si
recava al Santuario del Monte per ascoltare la S. Messa e cibarsi
del Pane angelico.
Gesù Eucaristico formava la sua forza, il suo conforto, la sua
gioia, la sua vita. Era l' alimento che sostentava
miracolosamente il suo fragile corpo, e dava al suo spirito ali e
vigore per elevarsi all' unione con Dio.
È impossibile descrivere ciò che passava nell' anima sua all'
avvicinarsi della Comunione. Il più delle volte, rapita in
estasi, pregustava le gioie del Paradiso e poi, tornata in sensi,
esclamava: O Signore, mi pare che se fossi morta, per
riceverti risusciterei!
Bella espressione, piena di ardimento, che ci svela quale fiamma
avvampasse nel suo petto e quale attrattiva irresistibile la
attirasse al Pane della vita!
Preludi di Paradiso
Come S.
Francesco piangeva di sovente perché l'Amore non era amato, così
S. Caterina si lamentava e gemeva pensando che vi fosse tra gli
uomini chi non amava il suo Dio; come il Serafico, Lei pure
parlava alle creature minori invitandole ad amare e benedire il
Creatore.
La sua vita si svolgeva tutta quanta in Dio e per Dio. Nonostante
le sue pressanti occupazioni, la sua mente e tanto più il suo
cuore erano continuamente assorti in Lui.
E Dio scendeva a Lei, fatta pura nella penitenza e serafina nell'
ardore.
I biografi ci dicono che più volte Gesù ferì il cuore della
Fieschi con dardi infuocati, che facevano illanguidire e
martoriavano la sua povera umanità, ma davano allo spirito una
soavità inesprimibile, e aumentavano a dismisura la forza di
amare.
Preludio di paradiso la vita di questa grande eroina, che a volte
gemeva di trovarsi incarcerata nel corpo, ed elevava alla morte
il suo canto d' invocazione: Morte dolce, soave, graziosa,
bella, forte, ricca, degna... Ti trovo, morte, un solo difetto:
che sei troppo avara a chi ti brama e troppo presta a chi ti
fugge.
Preludio di paradiso la vita di questa appassionata amante, che,
come inabissata nell' oceano infinito d' Amore, Iddio, poteva
dire: Se cadesse nell' inferno una scintilla di quello che
sente questo cuore, diventerebbe vita eterna!
La maestra di spirito
Caterina
però, non fu soltanto un' estatica, una contemplativa. Abbiamo
visto quale sorprendente attività svolgesse a favore del
prossimo nella cura degli infermi e nella direzione dell'
Ospedale.
A questa scuola insigne, fatta con la dimostrazione e la prova
luminosa dell' esempio, unì il magistero della parola.
Molte anime buone, che seguivano da vicino il progresso
meraviglioso della Santa, desideravano avere da Lei luce e
direzione nella via del Signore.
Da qui i convegni spirituali di Pammatone, nei quali Caterina
effondeva, in preziosi ammaestramenti, la piena dell' amore che
le cantava nel cuore e il tesoro sovrumano della sua mistica
esperienza.
Piccola scuola serafica, informata allo spirito del Poverello d'
Assisi, che ebbe in Caterina Fieschi, umile donna, una maestra
impareggiabile di quella scienza che non si apprende sui libri ma
si attinge alla fonte inesauribile del sapere: Dio.
Ettore Vernazza, la figlia Ven. Battistina, la Ven. Tommasina
Fieschi, P. Domenico da Ponzo dei Minori, il Marabotto sono i
nomi dei discepoli della Santa che ci tramanda la Storia.
Pochi nomi che bastano però a farci intravedere i frutti copiosi
del magistero di S. Caterina nel campo della perfezione e della
carità cristiana.
La dottoressa
Per
buona fortuna la dottrina di S. Caterina non restò riservata ai
soli discepoli. Furono anzi essi stessi che si curarono di
raccogliere i suoi sublimi insegnamenti e di tramandarli ai
posteri.
Abbiamo così il Dialogo Spirituale ed il Trattato del Purgatorio, due operette
non prive di pregi letterari e ricche di grande valore spirituale.
Il Dialogo Spirituale è l' autobiografia della Santa,
scritta nella forma più vivace e drammatica, ed è un mirabile
trattato di ascetica. Un viaggio simbolico nel quale vengono
fuori le sue cadute, le lotte, gli ardimenti, le vittorie; l'
umanità sua che si annichila mentre l' anima si protende verso
il divino e, giunta all' unione, eleva un infocato inno all'
Amore.
Con il Trattato del Purgatorio la Santa spinge
arditamente il suo sguardo nel mondo degli spiriti. Essa ci parla,
con linguaggio di cielo, della spontaneità e della terribilità
delle pene che purificano le anime; additando nell' Amore l'
artefice divino, il quale prepara così i giusti alle gioie
immortali.
Pagine dense di profonda scienza teologica, che riscossero l'
ammirazione dei dotti, e meritarono alla Fieschi il titolo di Dottoressa
del Purgatorio.
Tramonto luminoso
Le
estasi e le frequenti visioni dalle quali Caterina attingeva la
sapienza divina davano all' anima sua gaudii indicibili, ma le
causavano pure tali sofferenze che le pareva di avere il corpo
nel Purgatorio.
La Fieschi usciva infatti dai colloqui con Dio con un corpo così
languido e sfinito che sembrava un miracolo che continuasse a
vivere.
Era l' Amore divino che affinava il suo spirito e lo preparava
alla gloria del Cielo. Il bozzolo doveva ormai spezzarsi per
lasciar libera l' angelica farfalla!
Una misteriosa malattia assalì in ultimo Caterina; la scienza
umana si dichiarò impotente a spiegarne la causa e non seppe
suggerire cura alcuna.
La Santa, serena e tranquilla, lasciava che il suo Dio compisse
in lei l' opera sua, non cessando di esortare i presenti al
disprezzo del mondo, alla fuga dal peccato, all' esercizio della
virtù.
Il fuoco divino si impossessava intanto sempre più dell'anima
sua con una veemenza tale che struggeva il corpo, il quale
sembrava emettesse vampe di fuoco. Fu allora che la Fieschi uscì
in accenti così sublimi e ardenti sull' amore di Dio da rapire i
presenti. Ultimi bagliori di questo sole di santità che,
circonfuso di luce, calava al tramonto della vita terrena. Nelle
prime ore del 15 settembre 1510 Caterina, additando il cielo,
volava all' amplesso del suo Amore. Aveva 63 anni, dei quali ben
33 passati nelle corsie dell' Ospedale.
Il miracolo permanente
Il beato transito di Caterina segnò l'inizio
della sua glorificazione. Il popolo accorse a venerare il suo
corpo esposto nella chiesa dell' Ospedale, e molti ottennero per
intercessione della Santa grazie segnalate. Venerazione che
aumentò ancora quando, ad un anno e mezzo dalla sepoltura, fu
ritrovato il corpo intatto, morbido, motivo per cui si dovette
chiuderlo in una cappella per sottrarlo alla indiscrezione dei
devoti.
La fama della santità di Caterina andava intanto estendendosi in
Italia e fuori.
La Repubblica di Genova la elesse sua speciale Protettrice, i
dotti ammirarono la sua celeste dottrina, tutti s' inchinarono
riverenti dinanzi alle sue eroiche virtù.
Finalmente la Chiesa confermò con il suo infallibile giudizio l'
universale consenso. Il Papa Clemente XII nel 1737 ascriveva
Caterina nell' albo dei Santi. Ed il suo culto si mantenne sempre
in una ammirabile freschezza.
La quinta domenica di Pasqua, festa di S. Caterina, attorno alla
Sacra Urna nella chiesa che a Lei è intitolata si accalca il
popolo genovese, sempre fiero della sua Santa; ma ogni giorno
qualche pellegrino sale la scala che conduce alla devota urna.
Il pellegrinaggio è permanente, come il miracolo del suo corpo
che da oltre quattro secoli sfida l' azione edace del tempo, ed
è universale perché davanti a Lei, umile e grande, s'
inginocchiano ammirati e riverenti uomini d' ogni Nazione.
Trattato del Purgatorio di Santa Caterina da Genova